martedì 25 aprile 2017

Museo dei Capuccini - Mostra sulla Grande Peste 1656-7




"Miracolosamente" preservata dalla precedente peste del 1630, di manzoniana memoria, Genova, 26-27 anni dopo, fu colpita, decimata e quasi distrutta da quella micidiale del 1656/57 che colpì in modo più o meno violento anche altre due grandi città d’Italia:  Napoli e Roma.
Per "miracolosamente" intendiamo un efficace cordone sanitario lungo i passi dell'Appennino, che impedì alle persone infette d'oltre giogo di giungere in città.

Domenico Fiasella-La Grande Peste a Genova







Già l'esperienza aveva dimostrato che l'epidemia viaggiava con le persone e le cose che venivano da posti contagiati e che la "prevenzione" era l'unica maniera di arrestare il morbo.

Si era anche capito che il contagio era massimo nella stagione calda e praticamente nullo in quella invernale.  Non conoscendo l'esistenza dei batteri, si pensava che il contagio, oltre che da persone e cose infette, fosse diffuso dai "miasmi" , cattivi odori emessi da fogne, immondizie e fosse comuni a cielo aperto. che col caldo si sentivano in maggior misura.

I Cappuccini, come sempre ed ovunque, erano in prima fila anche a Genova per lottare contro il contagio ed assistere i morenti.
Sempre i Cappuccini, in Francia avevano ideato un metodo, allora creduto efficace, per difendesi dai "miasmi pestiferi" con i profumi.  Così, al primo avviso del contagio chiamarono dalla Francia il padre Maurizio Taxil da Tolone, con i suoi profumieri. Questi a Genova arruolò altri venti profumieri "di rinforzo" per produrre e distribuire erbe ed essenze atte allo scopo.




Ma lasciamo il racconto ai quadri esposti nel Museo, alcuni dei quali purtroppo non fotografabili per problemi di illuminazione.









Essendo la malattia ritenuta in "castigo divino" processioni, preghiere ed opere "espiative" venivano ritenute oltremodo efficaci.








cronaca del contagio





Trattati "scientifici" dell'epoca


La "scienza" dell'epoca ignorava quasi tutto ciò che sappiamo  della medicina attuale.
Le malattie per molti erano un castigo di Dio, da espiare con opere buone e preghiere.
Per gli "scienziati" di allora le malattie erano causate da scompensi fra i quattro elementi fondamentali che costituivano l'universo, quindi presenti anche nell'uomo, ed erano influenzate dagli astri.
Quindi  si curavano le malattie ristabilendo l'equilibrio dei 4 elementi nel corpo con purghe, clisteri, sanguisughe e salassi. Nonché con pozioni dei minerali "collegati" gli astri che influivano sul singolo organo malato (mercurio, piombo, arsenico, perle pestate etc, per non parlare di sterco ed altre piacevolezze ancora in uso nella medicina cinese).



Come dire: se non ti uccide il morbo... ti ammazza il medico





L'unica speranza per il paziente era di evitare il medico ed affidarsi alle pozioni a base di erbe preparate nelle erboristerie dei conventi e dagli speziali.

Antica Farmacia del Convento


Dulcis in fundo: in quei tempi, se volevi viaggiare, dovevi munirti di un certificato sanitario che attestasse che eri partito da un luogo privo di contagio,  altrimenti ti rifiutavano il passaggio o ti mettevano in quarantena (a tue spese, naturalmente).





Come abbiamo detto più sopra non abbiamo fotografato tutto, e vale la pena vedere il resto di persona.






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